Frate Monaldo, per grazia di Dio arcivescovo di Benevento, con l’augurio della salvezza nel Signore a tutti i fedeli che riceveranno questa missiva.
Poiché, come dice l’apostolo, “Staremo tutti davanti al tribunale di Cristo” a rendere conto di ciò che abbiamo compiuto sulla terra, sia di bene che di male, è utile che noi nel giorno dell’ultimo viaggio seminiamo in terra con opere di misericordia ciò che potremo riprenderci con interesse moltiplicato in cielo, mantenendo salda fiducia e speranza nel fatto che chi poco semina poco raccoglie, e che chi semina in benedizioni le ritroverà insieme alla vita eterna. E siccome desideriamo con speciale affetto dare lustro alla chiesa della Beata Cristina di Sepino, e volendo aumentare verso di essa fortemente la devozione dei fedeli, così che la beata vergine Cristina possa essere tanto più intensamente onorata allorquando la sua basilica sarà frequentata devotamente dai fedeli, e questi stessi si sentiranno maggiormente beneficiati dalla concessione di doni spirituali per averla appunto frequentata, noi, fiduciosi nella misericordia di Dio e dei beati apostoli Pietro, Paolo e Bartolomeo, della quale ci gloriarne, e con l’autorità concessaci dal Signore, concediamo l’indulgenza di quaranta giorni a tutti i penitenti confessi, che si saranno recati piamente alla detta chiesa o che le abbiano porto la loro mano benefattrice, dall’entrata di Quaresima fino all’ottavo giorno dopo Pasqua, nel giorno dell’edificazione, che fu fatta nel giorno di san Vincenzo, in quello del ritrovamento del corpo di santa Cristina, in quello della traslazione e in quello della sua passione, nel giorno del Corpus Domini ed ogni mercoledì; e preghiamo i qui sottoscritti vescovi, che hanno apposto alla presente lettera i loro sigilli, di concedere la medesima indulgenza.
Dato a Benevento, nell’anno 1306, sotto papa Clemente V, il 24 di agosto, anno quarto dell’indizione.
Io Guglielmo, vescovo di Boiano, concedo quaranta giorni di indulgenza.
Io Nicola, vescovo di Frigento, concedo quaranta giorni di indulgenza.
Io Giovanni, vescovo di Trevico, concedo quaranta giorni di indulgenza.
Io Sinibaldo, vescovo di Guardialfiera, concedo quaranta giorni di indulgenza.
Io Corrado, vescovo di Montemarano, concedo quaranta giorni di indulgenza.
Io frate Angelo, vescovo di Ascoli Satriano, concedo quaranta giorni di indulgenza.
Io Giacomo, vescovo di Telese, concedo quaranta giorni di indulgenza.
Io Guglielmo, vescovo di Fiorentino, concedo quaranta giorni di indulgenza.
Io Pietro, vescovo di Volturara, concedo quaranta giorni di indulgenza.
Io Andrea, vescovo di Boiano, concedo quaranta giorni di indulgenza.
Io Antonio Attilio di Sepino, vescovo di Termoli, concedo quaranta giorni di indulgenza.
Io Biagio, vescovo di Telese, concedo quaranta giorni di indulgenza. Anche noi Giovanni Zotto, vescovo di Zieti (?) e di Fermo, concediamo la nostra indulgenza per quaranta giorni. Noi Valentino, vescovo di Guardialfiera, concediamo quaranta giorni di indulgenza.