Il sette marzo il Sindaco a nome “della comune di Sepino” da ordine al mastro falegna me Bernardino Di Nunzio di “costruire a tutta regola d’arte e a tutta perfezione” un coro in legno a due ordini, quello superiore formato da 13 stalli “per comodo dei reverendissimi signori arciprete e canonici”, quello inferiore di 8 stalli per uso “di monsignori ove fossero gregati e degli altri ecclesiastici”: “tutto il coro deve essere di ordine corinzio e tutto di noce e deve essere modellato conformemente all’antico coro del monastero degli osser vanti di Sepino. caduto sotto il tremore” del quale furono consegnate le parti avanzate, requisite in seguito al decreto murattiano del 1809.
Del vecchio coro, del 1718. si dovevano restaurare “in quella conformità… tutti i pezzi di mosaico guastati”. Il contratto prevedeva che il legno del precedente coro venisse ripulito e “messo in buon ordine”, verniciato con “vernice fine”, in maniera che “non si distinguano gli antichi avan zi del coro del monastero, dovendo comparire come fosse tutta opera nuova “. L’appalto, che prevedeva altri lavori di falegnameria, quali la sostituzione di 2 porte, il rimodernamento di un armadio già esistente, più altri interventi all’interno della Chiesa “si è fatto per la somma di ducati 200”. da completarsi entro “il mese di marzo del venturo anno. .. “.