L’edificio con tre navate a croce latina, sorge nella parte più elevata dell’antico centro urbano. Negli anni ha subito vari rifacimenti, ma ricorda ancora nelle linee essenziali l’origine romanica. La facciata non presenta alcun motivo di rilievo. L’ingresso principale attuale, rivolto verso la piazza Nerazio Prisco, presenta un portale, risalente al XVIII secolo, con cornice modanata, sormontato dallo stemma del Comune di Sepino.
Il campanile a forma quadrata ricostruito nel 1824, con le pietre del castello, è affiancato all’ingresso posteriore. Sopra la cella campanaria si innalza una torretta ottagonale, sormontata da una singolare struttura in ferro battuto, aggiunta verosimilmente nel secolo scorso, in sostituzione di una più antica costruzione piramidale.
L’antico ingresso posteriore si affaccia su una ardita e maestosa scalinata in pietra, con una artistica inferriata in ferro battuto, che sale dal rione Castello. Il portale in pietra con modanature a sbalzo, opera degli artigiani locali, reca in alto una iscrizione, con motivi decorativi laterali e stemma della città, che ricorda la ricostruzione della abside fatta con il denaro dei Sepinesi nell’anno 1781.
Sulla facciata del campanile, in alto, un’altra iscrizione ricorda il crollo del campanile a seguito del terremoto del 1805 e la sua ricostruzione compiuta nel 1824, con il contributo della popolazione, mentre era a capo del paese Rocco Capone.
La navata centrale è delimitata da due file di cinque arcate formate da quattro pilastri a forma quadrata con un motivo ellittico a basso rilievo. I basamenti, modanati, di altezza irregolare, fanno intuire una diversa antica struttura.
I capitelli sono decorati con cherubini e festoni finemente scolpiti; sulla seconda colonna di destra una iscrizione ne riferisce la ristrutturazione del 1679 voluta dall’ arciprete Giangiacomo Brini. Nel 1991 i pilastri sono stati restaurati e liberati dalle vernici apposte alla fine del secolo scorso.
Nel soffitto della navata centrale si possono ammirare cinque grandi tele, opere di Amedeo Trivisonno eseguite nel 1968. I dipinti, che raccontano la storia universale dell’uomo, rivelano la formazione classica dell’artista, con reminiscenze cinquecentesche.
Nel primo è rappresentata “La creazione dell’Universo”. L’Eterno Padre avvolto in un manto vaporoso, dai toni verdi, è circondato da figure di angeli sullo sfondo del cosmo.Il secondo episodio rappresenta “Adamo ed Eva nel Paradiso Terrestre”, assorti nella contemplazione del creato; in basso si muove il serpente.
Nel terzo è illustrata “La cacciata dal Paradiso Terrestre”. A sinistra, severo, l’Eterno Padre: il bene; al centro Adamo si copre il volto per la vergogna, Eva mostra la sua angoscia; in basso a destra il serpente: il male.
Nel quarto è raffigurata “La Redenzione”, dai forti chiaroscuri. Sullo sfondo cupo si staglia la figura del Cristo irradiata di luce. Nell’ultimo è rappresentato “II Giudizio Finale” centrato nella figura del Cristo, che, con l’indice della mano destra, benedice le anime dei giusti, mentre con la sinistra allontana i dannati. La Vergine, S. Pietro, S. Paolo e S. Giovanni Battista fanno da sfondo.
Il presbiterio è sormontato da una cupola a tamburo, ricostruita nel 1846, decorata con tele, opere di Amedeo Trivisonno. Sono raffigurati alternativamente quattro dottori della Chiesa Orientale e quattro della Chiesa Occidentale.
Dietro l’altare maggiore è posto il coro ligneo ove si riuniva il Capitolo. In alto un dipinto ritrae S. Cristina che assicura la sua protezione su Sepino. Le pareti laterali sono impreziosite da una Via Crucis, opera dello scultore Legnaghi di Verona.
testi a cura di Associazione Culturale “Amici di Sepino”