Memoratorio di vendita per pagamento (Sepino, 13 maggio 1386)

Nel nome del Signore nostro Gesù Cristo, amen. Nell’anno dalla nascita del Signore 1386, regnante la nostra maestà serenissima don Carlo terzo, per grazia di Dio re di Gerusalemme e di Sicilia, del ducato di Puglia e del principato di Capua, conte di Provenza, nel quinto anno del suo felice regno, nel giorno tredici di maggio, nono anno dell’indizione, in Sepino. Noi, Tommaso di Giovanni de Ingastro di Sepino, giudice illetterato annuale, Giovanni di Matteo, pubblico notaio per nomina regia di Sepino e del giustizierato di Terra di Lavoro, della contea di Molise, del Principato oltre le serre di Montoro, d’Abruzzo al di qua del fiume Pescara e di Capitanata, e i sottoscritti e segnati testimoni convocati espressamente per questo, con questo scritto pubblico rendiamo noto ed attestiamo che si sono costituiti alla presenza nostra e dei suddetti testimoni Nicola di mastro Tommaso, del suddetto castello di Sepino, nonno paterno di Parizia, sua pupilla, figlia del fu Giovanni, figlio del detto mastro Nicola; il quale Nicola afferma di dover dare a mastro Nicola Muzzi, chirurgo di Sepino, quindici tarì per le cure operate alla ferita del suddetto Giovanni, e di dover anche nove tarì in carlini d’argento ad Andrea di Roberto Giovanni di Mario; e poiché lo stesso Nicola di mastro Tommaso, nonno e legittimo tutore di Parizia, era stato citato dai suddetti Nicola chirurgo e Andrea per la predetta somma, e poiché non possedeva altri beni mobili con cui potesse far fronte al debito, per questo motivo mastro Nicola di mastro Tommaso ha venduto a tutti gli effetti a Giovanni Matumei di Sepino ed ai suoi eredi una casa sita nel castello presso una via pubblica, vicino alla casa di Nicola di Buono Nicola, presso il cimi¬tero della chiesa di Santa Cristina e presso la casa del detto Giovanni Matumei (il quale sarà libero, cui suoi eredi, di farne ciò che vorrà, con tutte le pertinenze spettanti alla stessa casa), per il prezzo di un’oncia d’oro e diciotto tarì in carlini d’argento, computati a due carlini per tarì e sessanta per oncia. E il detto venditore dichiara di essere contento del prezzo e di averlo ricevuto per intero, in contanti e contato, rinunciando a fare qualunque eccezione al prezzo medesimo. Ed il venditore si assume l’onere di possedere il bene in nome del compratore finché questi non ne possa conseguire il possesso materiale, e a lui concede il permesso di prenderne possesso da quel momento in poi inqualunque momento volesse, promettendo che né egli stesso né i suoi eredi avrebbero da quel momento rivendicato mai più quel possesso dal compratore e dai suoi eredi, né avrebbe consentito ad altri di farlo, e che avrebbe difeso la proprietà e il possesso della casa da chiunque vi avesse attentato, sia singolo che gruppo, e che avrebbe mantenuto fede a tutte le cosa soprascritte e che per nessuna ragione o motivo vi avrebbe contravvenuto, in diritto o di fatto, sotto pena di una multa doppia del valore del bene. E per confermare l’inviolabilità della su espressa stipula, il venditore impegna spontaneamente allo stesso compratore un’altra sua casa, sita nel detto castello presso la via pubblica, presso la casa di Cristoforo di Domenico e presso altri confini. E per maggiore cautela di tutti i predetti, il venditore ha giurato, toccando i santi Vangeli, nelle mani del compratore,
che tutte le cose predette sono vere e che mai si presenterà contro di esse in giudizio o fuori, né di diritto né di fatto. Nella quattordicesima linea a numerare dall’inizio, dove si legge “Nicola di Buono Nicola”, vi è una cancellatura e una correzione, fatta da me stesso notaio, non per volontà ma per una dimenticanza nella stesura; va pertanto ritenuto aulentico. Il presente documento è dunque redatto dalla mia stessa mano di pubblico notaio alla futura memoria e nell’interesse del detto compratore Giovanni, dei suoi eredi e successori e di tutti quanti ai quali potrà interessare il fatto, e segnato con il mio sigillo, con la croce da parte del giudice illetterato e analfabeta e convalidato dalle firme dei testimoni seguenti. Il tutto redatto da me, predetto notaio, e siglato col mio consueto sigillo.

+ Segno della croce di propria mano del suddetto giudice illetterato e analfabeta.
+ Segno della croce di propria mano di Nicola di Giovanni di Nicola Sansone, testimone illetterato e analfabeta.
+ Segno della croce di propria mano di Nicola Francapiano, testimone illetterato e analfabeta.
+ Segno della croce di propria mano di Giovanni Giacomi, testimone illetterato e analfabeta.
+ Segno della croce di propria mano di Nicola […], testimone illetterato e analfabeta.