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Il Giornale di Santa Cristina 2014
Un classico
intramontabile
Se parlassimo di fisarmonica diatonica in molti resterebbero straniti. Noi siamo soliti utilizzare, in gergo volgare,
il termine “organetto” nell’indicare lo strumento musicale che, ormai noto a generazioni e generazioni, a grandi
e piccini di qualsiasi età, ha da sempre allietato, con la sua “frizzante” melodia, quei momenti ormai scanditi
nella tradizione popolare che vanno dalle sagre, alle numerose serenate, alla magica notte a cavallo tra il trentuno
dicembre e il primo gennaio. L’organetto nasce intorno alla metà dell’Ottocento nelle Marche, a Castelfidardo.
Inizialmente questo si utilizza negli ambienti più colti, ma con la sua rapida diffusione in tutto il mondo è da
subito considerato uno degli strumenti cardine della tradizione popolare. In particolar modo a Sepino, riveste
un ruolo che va oltre quello di semplice strumento musicale. L’organetto diviene un vero e proprio compagno di
vita, testimone di frammenti della storia del popolo sepinese. “E’ innanzitutto una passione! L’organetto dilettava
tutti i momenti di festa dove si riscopriva il piacere dello stare insieme. Suonavamo quande ivene ri panne de la
zita, quande se accideva ru porche, quande se sciglievane ri tozze, durante la vendemmia…” così riferisce Orazio
Di Pio.
Nella prima metà del Novecento, considerando i tempi economicamente difficili, pochi potevano permettersi
un organetto, non a caso lo si custodiva gelosamente quasi fosse un gioiello
di famiglia. “In principio eravamo tre persone a possederne uno”
ribadisce ancora Orazio. Negli anni successivi al boom eco-
nomico, invece, aumenta il numero di appassionati che
hanno la possibilità di acquistare un organetto, ed è
proprio cosi, che già a partire dall’infanzia, ancor
prima di imparare a leggere e scrivere, se ne
apprendeva l’arte e la si trasmetteva di ge-
nerazione in generazione, di padre in figlio.
Questa oralità ha permesso una più viva
conservazione fino ai nostri tempi. In-
fatti, quello che più ci compiace, è il
largo seguito che questo, oggi, ha
presso le fasce più giovani. La dimo-
strazione di quanto affermato prece-
dentemente è data dal fatto che,
anche in una realtà ristretta come la
nostra, possiamo vantare il primo
classificato, il ventunenne Luca Batti-
sta, al “Diciassettesimo campionato
italiano di fisarmonica diatonica” con
l’ottimo punteggio di novantotto su
cento, emblema, questo, di come pas-
sione e talento possano mantenere
questa tradizione sana, indelebile e so-
prattutto attuale. Luca, infatti, è un artista
versatile. Afferma di voler far convivere il fol-
klore molisano con le musiche moderne, “fil-
trando” il classico tormentone del momento. Non
resta che augurarci che l’organetto continui ad essere
il principe del folklore italiano.
G.L.
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